Leggi ed Empatia: un percorso esclusivo umano o simulabile?
Le leggi sono, essenzialmente, regole stabilite all'interno di una società per organizzare e preservare il benessere comune. La loro natura non è stata sempre la stessa e, fino a pochi secoli fa, erano spesso basate su credenze culturali o religiose. Solo in secoli più recenti, le leggi sono diventate più razionali ed oggettive.
Ma come è nato il concetto legislativo generale? Si può dire che l'empatia sia stata la base dell'origine delle leggi?
L'empatia è la capacità di comprendere e condividere le emozioni degli altri, ed è un elemento chiave dell'umanità. É stata studiata da molti filosofi, psicologi e neuroscienziati, e l'importanza che le viene attribuita è rilevante. Essa permette a ciascun individuo di sviluppare il proprio senso morale, e di identificare ciò che venga ritenuto giusto e ciò che venga ritenuto errato, essendo ben diversa (senza scendere in ulteriori dettagli) da forme di pietà o favoritismo.
Anche se ogni nazione ha un proprio codice legislativo, esistono tuttavia un insieme di leggi "universali" che sono state sviluppate attraverso il tempo e le diverse culture. Queste leggi riguardano la protezione dei diritti fondamentali dell'individuo, come il diritto alla vita, alla libertà e alla salute.
Ma come hanno fatto gli umani a stabilire queste leggi universali? Un tipo di sillogismo come:
1 --> provare una sensazione di disagio per un particolare dolore
2 --> non voler provare quel dolore
3 --> sviluppare l'empatia verso coloro che hanno provato, provano o proveranno lo stesso mio dolore
4 --> formulare la legge dove si evita di provare quel tipo di dolore
non è un sillogismo casuale, ovvero la propria vicenda personale porta a sviluppare empatia verso gli altri che potrebbero trovarsi nelle mie stesse condizioni. La capacità di generare tali pensieri che si perfezionano in sentimenti è un'importante fonte di conoscenza morale, in quanto ci consente di identificare ciò che è corretto o scorretto.
Questa consapevolezza è stata essenziale nelle prime fasi della civiltà umana, dove probabilmente costituiva la base del diritto consuetudinario: si cercava di imitare ciò che si pensava fosse giusto o rispettabile, indipendentemente dal fatto che fosse o meno scritto su qualche codice o potesse andare in conflitto con la selezione naturale stessa. Questo ha permesso di sviluppare un'etica universale del rispetto per gli altri e per la dignità umana.
L'empatia, come valore morale universale, è quindi stata effettivamente incorporata nelle nostre leggi moderne. Molte leggi erano inizialmente sviluppate per proteggere i diritti degli individui meno fortunati, come categorie protette o individui affetti da particolari malattie. Nel tempo, queste leggi sono state ampliate per includere una vasta gamma di diritti, come (per fare qualche limitato esempio) quelli dei lavoratori, dei consumatori ed anche nei confronti di altre specie animali.
Oggigiorno la legge è diventata più razionale e oggettiva. Ci sono sempre più leggi che sono stata create per proteggere l'uguaglianza di tutti gli individui, senza distinzioni di genere, età o razza com l'obiettivo finale di proteggere il benessere comune, attraverso la protezione dei diritti individuali e l'applicazione di giustizia.
Ma cosa succederebbe se sapessimo a priori cosa è giusto e cosa non lo è, inserendo questi principi in un algoritmo o una intelligenza artificiale? Ci sarebbe bisogno dell'empatia per formulare delle leggi razionali che funzionino per tutta la società?
Questo è un interrogativo che ci porta nella considerazione profonda dell'essenza della natura umana. Certo, l'AI potrebbe creare leggi oggettive e in linea con la giustizia, ma sarebbero esse sufficienti per garantire che un individuo venga trattato con rispetto e dignità? Senza l'empatia, possiamo essere sicuri che l'intelligenza artificiale possa sviluppare una legge che tenga conto delle esigenze e dei diritti delle persone, anche quelle più vulnerabili? Potrebbe fornire una fonte di conoscenza morale che possa consentire di creare una società basata sul rispetto e sull'inclusione, e possa promuovere la pace e la stabilità sociale?
Dato che già a data attuale esistono di fatto avvocati virtuali basati su algoritmi di AI o progetti che possano rappresentare strumenti di supervisione e confronto per la classe politica, dove è quindi il limite fra sentimento umano ed algoritmi artificiali nella formulazione di un sistema giuridico?
Nel futuro e nel "modus operandi" scaturito da tali algoritmi con cui ci confronteremo (in tempi non più definibili fantascientifici) la risposta.