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Imaging Cerebrale: la tecnologia volta a leggere pensieri della mente

Nell'ultimo decennio, la tecnologia dell'imaging cerebrale ha fatto grandi progressi che hanno portato a risultati inimmaginabili in precedenza. Studiare e capire la struttura del cervello umano ha aperto nuovi orizzonti per le applicazioni pratiche nell'ambito della salute e nella vita di tutti i giorni. L'ultima frontiera si chiama "scansione cerebrale" e si basa sulla capacità dell'AI di leggere i pensieri umani attraverso l'analisi delle sinapsi neurali. Questo sembra essere il futuro nella crittoanalisi dell'"immagine mentale" che ciascuno di noi possiede e un nuovo modo di interfacciarci socialmente e professionalmente in ambito di individuo e specie. Tale procedimento infatti, oltre a essere un potente mezzo diagnostico nel campo medico, consente di conoscere meglio le funzionalità cognitive e i processi decisionali del cervello umano.

Tecnologia attuale e relative applicazioni:
Le attuali conoscenze scientifiche permettono solamente approcci esterni non invasivi, i quali, pur non potendo analizzare modalità di pensiero e di azione euristica, sono di fondamentale importanza in ambito medico, per la prevenzione e la localizzazione di specifiche patologie neurali. In questo contesto si citano:
- Risonanza magnetica (RM)
La RM è una delle tecniche di imaging cerebrale più comuni ed efficaci. Utilizza un campo magnetico potente e onde radio per creare immagini ad alta risoluzione del cervello. La RM può rilevare cambiamenti nella struttura cerebrale, come tumori, aneurismi e lesioni, e fornisce informazioni preziose sull'anatomia cerebrale. Oltre alla risonanza magnetica strutturale, la RM funzionale (fMRI) è utilizzata per mappare l'attività cerebrale correlata a specifiche funzioni cognitive o sensoriali.
- Tomografia ad emissione di positroni (PET) La PET coinvolge l'iniezione di un tracciante radioattivo nel sistema circolatorio per rilevare l'attività metabolica e l'afflusso di sangue nel cervello. Questa tecnica è spesso utilizzata per studiare i processi neurochimici e neurobiologici del cervello. La PET può rivelare aree cerebrali coinvolte in specifiche funzioni cognitive o patologie come l'Alzheimer, fornendo una visione unica delle alterazioni fisiologiche nel cervello.
- Elettroencefalografia (EEG) L'EEG coinvolge l'applicazione di elettrodi sul cuoio capelluto per registrare i segnali elettrici prodotti dall'attività cerebrale. È una tecnica ampiamente utilizzata per fornire una misura diretta dell'attività elettrica del cervello. È un esame ampiamente utilizzato per la diagnosi di malattie come l'epilessia o nello studio dei processi cognitivi, come l'attenzione e il sonno. Tuttavia il suo limite è una risoluzione spaziale limitata, potendo rilevare solo l'attività cerebrale superficiale.
- Magnetoencefalografia (MEG) La MEG sfrutta sensori magnetici per misurare i campi magnetici generati dall'attività neurale. Offre una risoluzione temporale superiore rispetto alla RM e all'EEG, consentendo il monitoraggio dell'attività cerebrale in tempo reale con elevata precisione temporale. La MEG è particolarmente utile per lo studio delle attività cerebrali a frequenza elevata, come quelle coinvolte nella percezione uditiva o nell'elaborazione del linguaggio.

Tecnologie attualmente in sviluppo e sperimentazioni per applicazioni future:
Tra i prossimi promettenti approcci nella tecnologia dell'imaging cerebrale risaltano indubbiamente i chip neurali proposti da più società e ricercatori. L'obiettivo potenziale di tali dispositivi è quello di creare un'interfaccia Cervello-Computer (BCI) che possa stabilire una connessione bidirezionale tra il cervello umano e i dispositivi esterni.
A livello odierno tali protesi sono progettate per venire impiantate nella corteccia cerebrale tramite un procedimento chirurgico minimamente invasivo, connettendosi con specifiche aree neurali in modo accurato e in tempo reale. Sono al vaglio l'applicazione di sottili e flessibili fili di elettrodi, che avranno il compito di trasmettere ad un microprocessore situato all'esterno, adagiato sul derma capillare. Tale processore avrà il compito di decodificare e convertire in digitale le nostre stesse sinapsi neurali, nelle quali sono contenuti anche i nostri pensieri.
Il potenziale di tale tecnologia potrebbe apportare numerosi benefici in molteplici campi, dal medico al sociale, oltre a fornire un quadro più esaustivo riguardo la comprensione della mente e dell'intelligenza umana. Consentirebbe a persone con disabilità motorie di controllare protesi o dispositivi con il loro pensiero, migliorando così la loro qualità di vita e la capacità di interagire con il mondo esterno. Inoltre, potrebbe essere utilizzato nel trattamento di disturbi neurologici, come la paralisi, fornendo nuove opzioni terapeutiche per ripristinare o migliorare la funzione motoria.

Non è comunque da escludere che tali sistemi di analisi diretta neurale, aprirebbero un nuovo scenario di applicazioni possibili in molti campi, nei quali risalta, senza mettere in secondo piano le applicazioni mediche prima descritte, il mondo delle competenze professionali.
Difatti, nel nostro mondo sempre più veloce, connesso ed interdipendente, la ricerca di professionisti in qualsiasi settore è fondamentale. Tuttavia, una volta ottenuto il benestare, raramente si fa una valutazione delle attitudini e delle competenze possedute in modo obiettivo e valido: tradizionalmente infatti queste vengono valutate dall'esperienza e dalle referenze citate dal singolo durante uno o più test o colloqui, sottolineando però che l'esperienza non è sempre sinonimo di competenza, ma piuttosto della capacità di imparare e adattarsi alle situazioni. L'attitudine, come anche l'effettivo archivio storico della vita individuale, invece, è una caratteristica personale che si sviluppa con il tempo, non essendo necessariamente legata alla quantità di esperienza specifica o ad un grado di istruzione generale. Tuttavia, non è facile determinare le attitudini di una persona e la sua adattabilità in un qualsiasi ambito professionale, proprio per l'assenza di una scansione neurale che metta alla luce cosa effettivamente si sa e non cosa si da per scontato che si sappia.
Quale soluzione potrebbe essere adottata per valutare le attitudini del cittadino tanto per integrarlo nella società, quanto per porlo di fronte al settore professionale a lui più consono nella relativa "forma mentis" posseduta.? La risposta potrebbe essere fornita proprio dalle nuove ricerche sull'imaging cerebrale, rendendo possibile rilevare in modo oggettivo le abilità cognitive di una persona, come la memoria, l'attenzione, la creatività e la capacità di risoluzione di problemi, oltre ai tratti della personalità, come l'ottimismo, la trasparenza e l'affinità sociale. Questi dati, se elaborati in un sistema di calcolo statistico predittivo, potrebbero essere la chiave di lettura attitudinale per risolvere i problemi esposti, andando anche oltre la semplice predisposizione al ruolo: se infatti fosse possibile anche un'acquisizione delle esperienze passate e di come le si sono affrontate, si avrebbe una visione più oggettiva di come l'individuo si sia interfacciato con le situazioni che di volta in volta si sono presentate, allo scopo di avere una selezione ottimale.
Tutto questo senza parlare dell'aiuto a livello nell'applicazione del codice civile o penale: si potrebbero avere disponibili gli stessi ricordi delle azioni commesse per una più facile individuazione di eventuali infrazioni commesse. Fattore che potrebbe già di suo essere un deterrente per prevenire la criminalità e smantellare associazioni organizzate a delinquere in modo inequivocabile.
Ovviamente ci sono alcune criticità da tenere in considerazione: in primis il costo della ricerca stessa e la percentuale di accuratezza rispetto alla valutazione standard che la sperimentazione potrebbe non garantire. Inoltre, essendo un nuovo campo di ricerca, potrebbero essere necessari molteplici interpretazioni dei valori neurali di studio e conoscenza individuali per giungere a dei risultati affidabili.
È anche da tenere in considerazione il problema privacy: l'utilizzo della scansione neurale e dei successivi sistemi elaborativi per analizzare le attitudini ed i ricordi comporterebbe una violazione della stessa?. In particolare, si potrebbero fornire informazioni sensibili sulla personalità, sulle emozioni, sui pensieri e sulle esperienze dell'individuo, e questo potrebbe invadere la sua sfera privata? C'è il rischio concreto di estrapolare maggiori informazioni rispetto a quelle necessarie o strettamente legate al fine specifico relativo; ovvero non esiste una selettività delle informazioni acquisite, una volta aperto l'archivio cerebrale si potrebbe avere accesso a qualsiasi ricordo. Inoltre, questa tecnologia potrebbe essere utilizzata a fini discriminatori nei confronti delle persone con problemi di salute mentale, disabilità o che appartengono a una particolare classe sociale o culturale.
In ambito sociologico si potrebbe arrivare ad un'eccessiva personalizzazione del processo di selezione e a una perdita della possibilità di apprendere. Ad esempio, una persona adatta ad un particolare ruolo che abbia ottenuto risultati inferiori rispetto ad altri, potrebbe essere escluso dalla selezione: questo potrebbe però non riflettere la vera capacità del candidato di adattarsi alla nuova posizione e di imparare "sul campo", anche se nelle sue esperienze passate non sono apparsi tali requisiti. Secondo alcuni tale selettività diminuirebbe di fatto le possibilità di diversità e inclusione: ovvero in ambito umano e sociologico sarebbe giusto in un qualsiasi ambiente un confronto poli attitudinale.

Per concludere in una speranza positivistica si auspica dunque che, se adottata correttamente, tale tecnologia possa rappresentare un efficace strumento, tanto medico quanto sociale, dalla cura per disfunzioni neurologiche ad un perfetto inserimento nella società. Fornire ad un individuo i mezzi specifici che permettano di esprimere al meglio il suo potenziale, oppure assegnare le mansioni a lui più idonee non dovrebbe essere considerata discriminazione, al contrario potrebbe essere rispetto e valorizzazione per la struttura cerebrale in cui una mente possa meglio operare. La valutazione sinaptica permetterebbe quindi un migliore inquadramento professionale, realizzando un maggiore equilibrio tra le valutazioni di attitudini e competenze, evitando casi in cui la quantità di esperienza venga sopravvalutata rispetto alla competenza effettiva.