L'ibernazione umana è realmente possibile?

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Cosa si intende per "Criostasi", "Criogenesi" o "Ibernazione"?

L'ibernazione umana è una tecnologia che fino a pochi anni fa era ritenuta fantascientifica, ma i recenti progressi ed applicazioni di oggi la hanno fatta tornare alla ribalta, sollevando da un lato speranze in ambito medico, ma anche scetticismo. Tecnicamente l'ibernazione umana consiste nel sospendere le funzioni vitali del corpo umano, mantenendolo in uno stato di animazione sospesa, in modo da permettere il mantenimento della vita o la ripresa della funzione biologica in futuro, tecnica eseguita ponendo il corpo a bassissime temperature, in modo da preservarlo dalla naturale degradazione. L'idea di un'ibernazione umana risale almeno a più di cento anni fa, quando lo scrittore americano Edward Page Mitchell pubblicò un racconto riguardante la criostasi, immaginando una macchinario in grado di rallentare a tempo indeterminato il metabolismo corporeo quasi fino alla stasi, per essere poi riportato alla normalità nel futuro. Da allora, termini come criostasi, criogenesi, ibernazione sono entrati di fatto in libri, film e serie televisive, mantenendo viva l'immaginazione pubblica e suscitando domande sulla sua fattibilità.
Ad essere onesti, la natura stessa offre esempi di metabolismo rallentato, come il letargo in alcune specie di mammiferi (dagli orsi alle marmotte per citarne un paio) oppure alcune rane che di fatto si "congelano" durante l'inverno per risvegliarsi in primavera. Anche se con metodi differenti, tutti questi animali effettuano un rallentamento delle funzioni vitali, per questo gli studi fino ad ora compiuti si basano in effetti sull'idea di rallentare o sospendere i processi biologici fondamentali del corpo. C'è però da dire che nonostante il grande interesse e il fascino che suscita, l'ibernazione umana non è stata "progettata" nativamente dalla natura e rappresenta pertanto un campo di ricerca relativamente recente e ancora in inesplorato. Il primo passo è stato quello di sviluppare tecniche per la criopreservazione degli organi, una tecnologia di fatto utilizzata oggi per conservare i tessuti biologici prelevati da donatori, in attesa del loro trapianto. Tecniche che però non possono ancora essere applicata all'intero corpo, e ciò è dovuto al fatto che il processo di congelamento stesso causa rilevanti danni ai tessuti biologici, ovvero a temperature molto basse avviene la formazione di cristalli di ghiaccio che danneggiano cellule, vasi sanguigni, fibre e così via. Per evitare questo sono state sperimentate varie soluzioni, come la riduzione termica parziale, o la sostituzione del sangue con soluzioni (per lo più saline) che impediscono la formazione dei già citati pericolosi cristalli di ghiaccio (così come la rana produce una soluzione a base di glucosio che impedisce ai tessuti di rimanere danneggiati durante il processo). Tecniche che anche in questo caso non sono però applicabili su larga scala ovvero possono andare bene per alcuni organi, ma solo fino ad alcune temperature, pena il danneggiamento dell'organo stesso: ad esempio il nostro cervello contiene centinaia di milioni di micro-vasi sanguigni per i quali non esiste ancora una tecnologia comprovata in grado di preservarli al si sotto della temperatura necessaria al processo di criostasi. Questo significa che, anche se il corpo venisse ibernato, i danni subiti in questo periodo potrebbero avere un effetto irreversibile che ne pregiudichi il risveglio. Quindi, esaminando la situazione attuale, è ragionevole dedurre che l'ibernazione umana non sia ancora pronta per essere utilizzata sulla gente comune. Tuttavia, la scienza sta compiendo progressi significativi negli ultimi anni, tanto che esistono già società nel mondo che offrono un servizio di criostasi (ritenendolo alternativo al fine vita) ed in futuro potrebbero essere scoperte nuove tecnologie in grado di poter riportare in vita coloro che si sono sottoposti a tale trattamento.

Miti e realtà della criopreservazione:
La criopreservazione, la tecnologia che è alla base dell'ibernazione umana, è spesso vittima di miti e pregiudizi. Uno dei principali miti riguarda la conservazione del cervello dopo la morte. Alcune persone hanno firmato accordi per la preservazione del proprio cervello, sperando di poter riprendere la propria vita in futuro, una volta che la tecnologia dell'ibernazione sarà matura. Tuttavia, come detto prima, la scienza non supporta questa idea. La criostasi causa danni ai tessuti cerebrali, ritenuti irreversibili. Il cervello criopreservato risulterebbe quindi inevitabilmente compromesso, rendendo impossibile il ripristino delle funzioni biologiche essenziali per la vita. Un altro mito riguarda la convinzione che si possa "spegnere" un qualsiasi tessuto organico come lo si fa con un interruttore. In realtà, durante l'ibernazione, nessun tessuto è del tutto inattivo, ma solo rallentato: infatti la maggior parte dei tessuti sono molto sensibili alla privazione dell'ossigeno, e il rallentamento della funzione cerebrale durante l'ibernazione può causare danni permanenti alle cellule. Questo è il motivo per cui anche gli attuali processi di criostasi degli organi singoli hanno alcune limitazioni: ad esempio, non si è ancora in grado di criopreservare organi di grandi dimensioni e soprattutto per lunghi periodi.

Progressi della tecnologia di criopreservazione:
Esiste allo stesso tempo un grande interesse scientifico per l'ibernazione umana che ha portato, negli ultimi anni, a compiere innumerevoli progressi che possono essere considerati importanti passi avanti nella ricerca. Come detto prima molti ricercatori stanno sperimentando l'utilizzo di composti definiti "crioprotettori", che impediscono la creazione di cristalli: Primo fra tutti la già citata soluzione salina volta a sostituire l'acqua presente nei tessuti biologici con una composto che evita la formazione di cristalli di ghiaccio, limitando così i danni ai tessuti. Un altro approccio alla criopreservazione si basa sull'utilizzo del vetro biologico. In questo caso, i tessuti biologici vengono sostituiti con una sostanza solida simile al vetro, che previene la formazione di cristalli di ghiaccio. Questa tecnologia presenta molteplici sfide, ma comunque rappresenta un approccio promettente. Una terza tecnologia che può essere utilizzata per ridurre i danni al corpo durante l'ibernazione si basa sull'idea di sostituire il sangue con soluzioni criogeniche di sostituzione. Questo approccio si basa sulla sospensione della funzione respiratoria e circolatoria del corpo, riducendo così la quantità di danni causati durante l'ibernazione. Tuttavia, l'utilizzo di tali espedienti presenta alcune limitazioni. Prima fra tutte, la tossicità che può causare danni ai tessuti biologici e alla salute nelle elevate concentrazioni richieste per criopreservare l'intero corpo, pur essendo un primo passo fondamentale verso lo sviluppo di tecniche di criopreservazione in grado di evitare la formazione di cristalli. Si spera che in un prossimo futuro vengano studiati e ridotti i possibili effetti collaterali sulla salute.

I tentativi di scientifici su animali
Negli ultimi decenni, gli scienziati hanno sperimentato l'ibernazione su animali, con risultati misti. Ad esempio, alcuni ricercatori hanno studiato animali che effettivamente si congelano (come alcune specie di rane), che sono in grado effettivamente di ibernarsi a temperature sotto lo zero celsius, per poi ritornare alle loro normali funzioni una volta ripristinati i nominali parametri biologici. Tuttavia sono animali di gran lunga diversi dagli esseri umani, tanto che il massimo esempio nei grandi mammiferi è il letargo, che è ben diverso da un'ibernazione a temperature sotto zero, essendo di fatto un "sonno profondo rallentato" piuttosto che una vera e propria criostasi, pertanto questi studi, sebbene siano un punto di partenza, non forniscono una prova definitiva riguardo alla fattibilità dell'ibernazione umana.

Le persone crioconservate sono solo "nuove mummie" oppure esiste un'effettiva possibilità di un loro risveglio?
Domanda che sebbene ora non abbia una risposta, ci fa ben sperare proprio per l'enorme conoscenza scientifica maturata negli ultimi decenni: man mano che si evolve la tecnologia si fanno strada infatti nuove speranze, specialmente per pazienti con patologie incurabili oggi, che potrebbero appunto essere posti in uno stato di ibernazione finché non vengano sviluppate le cure adeguate. Per questo alcune aziende offrono servizi di criopreservazione in caso di morte, dalla conservazione del cervello o altri tessuti biologici, fino all'intero corpo. Alcune associazioni statunitensi senza scopo di lucro come la Cryonics Institute, il Life Extension Foundation e la Alcor Life Extension Foundation, ma anche la russa Kriorus, sono attualmente le principali organizzazioni che offrono servizi di criopreservazione. D'altronde ciò che in cui non può riuscire la scienza di oggi, lo potrebbe quella del domani, incluso il risveglio da condizioni e problematiche oggi ritenute insormontabili.