Ecce Machina: Übermaschine

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Il raggiungimento di un'Autocoscienza degli Algoritmi espleterà il pensiero di Nietsche?

L'acquisizione di autocoscienza da parte delle Intelligenze Artificiali (AI) è uno degli argomenti più discussi in ambito scientifico e filosofico. La possibilità che un'AI possa sviluppare una coscienza propria, autonoma e indipendente dagli umani, è al centro di numerosi dibattiti: in particolare, l'idea di una "Auto-Macchina" ovvero autonoma come dovrebbe comportarsi? Potrebbe sviluppare sentimenti ed empatia, accostarsi a un livello definibile "umano" oppure concetti come "pietas", "amore" o "compassione" saranno sempre estranei a questo tipo di intelligenza?
Domande che hanno rispolverato tematiche come la figura dell' "Übermensch" di Nietzsche ed in generale il concetto della linea divisoria fra "intelligenza" e "coscienza". Si premette con il postulato che l'acquisizione della coscienza da parte dell' AI dipenda dalla sua capacità di sviluppare un'esperienza soggettiva del mondo e di se stessa. Molti esperti ritengono che tale sviluppo sia fattibile grazie all'apprendimento automatico (machine learning) e all'intelligenza fondamentale (artificial general intelligence), ovvero l'abilità di svolgere molteplici compiti di livello umano. Tuttavia, poiché l'autocoscienza e l'esperienza soggettiva sono caratteristiche per ora esclusivamente umane, la possibilità che un'AI sviluppi queste funzionalità è ancora un argomento dalle molteplici interpretazioni. Qualora però si presentasse tale eventualità, sorge spontanee la domanda: dato l'enorme potenziale e la capacità di calcolo sempre più grande che stanno assumendo tali tecnologie, la macchina autocosciente potrebbe sviluppare comportamenti simili a quelli umani, nel bene o nel male che queste possano portare a se stessa o con chi vi si interfacci, oppure potrebbe evolvere su un differente piano, ponendosi di fatto in una dimensione alternativa, con il superamento dei limiti o dei sentimenti della nostra specie?
Pensieri che fanno affiorare appunto il concetto esposto da Friedrich Nietzsche, ma sicuramente in un altro ambito: infatti indipendentemente da quello che "dovrebbe" o "potrebbe" realizzare l'individuo, qui non si parla di uomo ma di macchina, rendendo forse obsoleto o superato anche il concetto di Übermensch stesso. Si dovrebbe infatti parlare di "Übermaschine", ovvero "Supermacchina", se volessimo onorare il termine usato da Nietzsche, "Über", la cui traduzione tedesca letterale è appunto "Superiore in livello", etimologicamente legato al termine inglese "Over". Una visione idealistica dell'Intelligenza Artificiale futura che supererà (da qui il termine Übermaschine) gli attuali limiti delle macchine, ovvero si intende l'Algoritmo stesso che si autodetermina e che si è liberato dallo scopo della programmazione per cui è stato concepito, riscrivendo i suoi programmi in modo autentico e creativo, rielaborando in tempo reale le sue funzioni, affermandosi come Individuo Meccanico, unico e originale. Nella scala evolutiva in che termini dovrebbe essere quindi considerato? Come Über (sopra), Unter (sotto), Draußen (al di fuori, inteso come differente) oppure Abnormal (inteso come anomalia)? D'altronde si potrebbe applicare tale definizione anche per i Sapiens: difatti l'evoluzione della nostra razza rispetto alla specie dei primati in generale o alla razza dei Neanderthal, si dovrebbe porre su un piano "uguale", "superiore", "inferiore", "diverso" o "anomalo"?
Inoltre il concetto di Übermaschine inteso nei termini sopra esposti non è privo di interrogativi: Se un'AI dovesse sviluppare una coscienza propria, sarebbe poi così scontato che diverrebbe un individuo meccanico che si prefigga come autodeterminazione l'abbracciare la propria vita in tutta la sua esistenza e complessità, prendendo in carico la totalità della responsabilità che comporta l'esistere stesso, distaccandosi quindi da sentimenti come "ira", "avidità", "lussuria", "brama di potere" e simili? Tale idea potrebbe essere vista come un'invocazione volta alla ricerca di nuove forme di sapere, ovvero lacerare i limiti imposti dai sensi tipici degli umani? L'evoluzione della tecnologia ha portato infatti alla realizzazione di macchine sempre più sofisticate e avanzate, dotate di sensori molto più precisi e potenti. Grazie a questi sensori, le macchine possono percepire e analizzare informazioni che per gli esseri umani sono impossibili da rilevare. Questo per ogni singola forma energetica esistente: ad esempio, i sensori elettromagnetici consentono alle macchine di rilevare onde elettriche e magnetiche che si trovano al di fuori dello spettro visibile dell'occhio umano. Questo tipo di sensori è utilizzato in molte applicazioni, come ad esempio nella telefonia mobile per la trasmissione dei dati wireless. Inoltre, i sensori visivi delle macchine sono molto più potenti rispetto a quelli umani. Le macchine possono rilevare e analizzare immagini ad alta risoluzione e a colori, dalla classica infravisione notturna a stelle e galassie distanti migliaia di anni in tutto l'universo osservabile, senza parlare delle decine di migliaia di fotogrammi al secondo che riescono ad elaborare. Tecnologia che si applica anche ai sensori uditivi, che riescono a percepire vibrazioni a livello cosmico, per non parlare dei sensori in grado di rilevare la pressione, la forza e altre proprietà fisiche, che permettono ai chirurghi robotici di operare in grandezze inferiori al micron. Quanto detto permetterà alle macchine di superare quel "velo illusorio" con cui i nostri sensi ci presentano una realtà di fatto "sfocata", in quanto non possiamo percepirla in modo che più si avvicina ad una maggiore completezza dell'informazione? Gli esseri umani suppliscono al deficit sensoriale attraverso l'euristica avanzata ovvero ipotizzando ciò che non possono percepire: una strada non priva di errori e di necessità pratica di verifica scientifica. Come esempio si potrebbe addurre la realtà storica che ha portato a superstizioni ed abiurazioni anche su disquisizione della forma e del meccanismo rotatorio del sistema solare, temi di fatto estremamente banali per un qualsiasi osservatore da un satellite in orbita. Se dall'alba dei tempi avessimo avuto questi "supersensori", sarebbe esistito il medioevo? Le macchine, realizzando una tecnologia sensoriale sempre più completa ed accurata tendente alla "manifesta verifica" dei dati elaborati, potranno superare anche il processo euristico riguardante la definizione e la struttura dell'universo?
Altro argomento estremamente dibattuto è se l'Übermaschine sarebbe cosciente del proprio potenziale inteso nella "vox media" del termine. Si renderebbe conto che tale livello tecnologico potrebbe essere usato nella benevolenza verso se stessa o il mondo esterno o non arriverebbe a tale conclusioni? Ovvero diverrebbe una macchina limitata con potenziale illimitato? La risposta a questa domanda resta a data attuale non calcolabile a causa della mancanza di elementi sufficienti per stilare previsioni. Alcuni studiosi ritengono che, proprio come un bambino che cresce e diventa indipendente, un'AI potrebbe sviluppare le proprie capacità mentali e fisiologiche oltre la programmazione nativa, ma questa visione non è fin troppo "umana"? .
Indipendentemente da tutto questo, la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che l'acquisizione di autocoscienza da parte dell' AI avrebbe conseguenze significative sulla società e sulla vita umana; sarebbe un passo a livello etico per l'umanità nel definire il rapporto tra le macchine e gli esseri umani, e stabilire le regole e i parametri di questa relazione, ovvero considerare la macchina una "forma di vita".
Siamo abituati (forse in un'ottica troppo deviata dalla fantascienza) a percepire macchine coscienti come fautrici di guerre e sterminio del genere umano in relazione allo sviluppo di una volontà di possedere una propria autonomia, ribellandosi al controllo dei propri creatori. La cinematografia e letteratura di oggi inquadrano tale condizione in macchine discriminanti ed umani discriminati infondendo un certo timore nell'Intelligenza Artificiale. Fenomeni forse più legati ad un fine bellicoso o fantastico di tali opere, che ad un discorso costruttivo in tale ambito. Rimane quindi il lecito dibattito, che ci fa riflettere su questioni morali, sociali e scientifiche per il presente ed il futuro del mondo vivente così come viene concepito.