Quando si acquista un dispositivo si è veramente proprietari di questo?
Gli utenti spesso si chiedono se, quando acquistano un dispositivo, ma a volte anche un comune elettrodomestico, siano veramente proprietari di questo oppure se la legge o le aziende decidano in che modalità lo possiedano tramite limitazioni nel suo uso.
La risposta è complessa e dipende dal tipo di dispositivo e dalle leggi vigenti. Sebbene l'utente lo possa possedere fisicamente, le leggi sulla proprietà intellettuale possono limitare in modo significativo ciò che l'utente può fare con esso. Inoltre, le aziende che sviluppano il software e l'hardware del dispositivo possono limitare l'accesso dell'utente per motivi di sicurezza, privacy e supporto tecnico.
Agli albori dell'informatica, l'accesso ai computer, come all'elettronica in generale era estremamente libero e aperto, un pianeta senza regole e senza leggi. Gli utenti potevano fare ciò che volevano con i loro dispositivi, installare software, modificare il sistema operativo e persino accedere a parti del sistema normalmente protette. Un discorso che si può applicare a qualsiasi nuova tecnologia negli inizi della sua esistenza: ne hanno fatto parte in decenni passati le automobili, le stazioni radiofoniche e televisive, come nei tempi attuali ne hanno a che fare droni e monopattini; come sempre la regolamentazione arriva in tempi successivi. In questo contesto il mondo dell'informatica si è evoluto ed è quindi cambiato anche l'accesso degli utenti, divenendo sempre più limitato e "regolamentato".
Ci sono molte ragioni per cui gli utenti sono stati limitati nell'accesso: uno dei principali motivi è la privacy e la sicurezza. Con la diffusione di virus, malware e altre minacce informatiche, le aziende e gli utenti stessi hanno dovuto proteggere i loro dispositivi dalle intrusioni e dai danni. La legge sulla privacy richiede che le aziende proteggano i dati dei propri utenti e assicurino che le informazioni personali degli utenti non vengano compromesse. Ciò ha portato ad un aumento delle restrizioni e delle protezioni a livello di sistema operativo e hardware per limitare l'accesso e le modifiche. Inoltre, le aziende hanno anche la responsabilità di proteggere la loro proprietà intellettuale. Le imprese investono tempo e denaro per sviluppare software e applicazioni uniche e vogliono proteggere questo investimento riducendo l'accesso degli utenti. Il copyright protegge la proprietà intellettuale di un'azienda e limitare l'accesso riduce la possibilità che gli utenti facciano modifiche accidentali o installino applicazioni dannose che potrebbero danneggiare il sistema.
In questo contesto gli utenti possono sentirsi frustrati quando non possono eseguire alcune operazioni o installare applicazioni specifiche a causa delle restrizioni sul sistema. Ci sono anche persone che ritengono che le limitazioni all'accesso possano frenare l'innovazione, limitando la capacità degli sviluppatori di creare nuove applicazioni o di sviluppare soluzioni creative per i problemi. Questo può anche portare gli utenti ad utilizzare software non ufficiale o non sicuro per effettuare le operazioni desiderate.
Ciò nonostante, spesso le aziende non sono "costrette" dalla legge a limitare i privilegi di accesso. La limitazione degli accessi interpretata come parte della responsabilità del produttore nel proteggere la privacy e i dati dei propri utenti, nonché la sicurezza delle informazioni commerciali non è interpretata sempre come una necessità "de facto". Difatti non è solo la sicurezza e la protezione della proprietà intellettuale a portare alla limitazione degli accessi degli utenti ai dispositivi, a volte le aziende stesse evitano un accesso totale ai dispositivi che vendono per creare una "dipendenza" dal supporto tecnico fra produttore e consumatore. Operazioni come backup e ripristino, nonché la gestione in cloud, sono spesso fonte di guadagno tanto per le aziende produttrici di hardware, quanto per gli sviluppatori di software.
Una soluzione potrebbe essere l'accettazione nell'utilizzo di tutte le funzionalità come un disclaimer per liberare la casa produttrice dalle proprie responsabilità, trasferendole di fatto all'utente. Ovviamente questo implica l'avere adeguate conoscenze ingegneristiche-informatiche che possano escludere limitare l'accesso, ma d'altronde non è già così quando si guida un mezzo di trasporto oppure si maneggiano strumenti o utensili di tutti i giorni che se male usati possono essere pericolosi?
Forse in futuro avremo test psicologici e di idoneità anche per possedere un telefono cellulare, ed a questo punto viene spontanea la lecita domanda: tali test saranno proporzionati ai potenziali pericoli o agli introiti dell'economia nell'acquisto di tali prodotti? Alla Scienza la risposta...