Chip sottocutanei per tutti: dalla carta d'identità alla tessera sanitaria con uso bancomat?
Negli ultimi anni, il dibattito sull'uso di chip sottocutanei si è intensificato. Si tratta di piccoli dispositivi elettronici, delle dimensioni di un chicco di riso, che possono essere impiantati sotto la pelle al fine di monitorare o intervenire su determinate patologie. Come ogni nuova prodotto, insieme alle opportunità che questa tecnologia offre, emergono anche diverse preoccupazioni legate alla sua sicurezza e privacy.
- Scopo di tali dispositivi:
Originariamente lo sviluppo di questi strumenti è stato favorito in ambito medico, ovvero sono stati progettati per analizzare i dati biochimici dal nostro corpo e quindi ritrasmetterli in formato digitale, al fine di favorire la diagnosi e il monitoraggio di patologie. I chip possono infatti analizzare livelli di glicemia nel sangue (utile per pazienti diabetici), ma anche rilevare la temperatura corporea, la pressione sanguigna, gli ormoni elettroliti, il livello di ossigeno nel sangue e la frequenza cardiaca. Inoltre, sempre a livello di input, i chip sottocutanei possono anche essere utilizzati per tracciare l'assunzione di farmaci o sostanze come l'alcol, la nicotina e le droghe. Alcuni dispositivi offrono inoltre funzionalità avanzate di tracciamento alimentare, che possono aiutare le persone a mantenere una dieta equilibrata e ad evitare allergeni o cibi che possono causare intolleranze o reazioni avverse. Possono ovviamente essere anche usati come una sorta di "banca dati", ovvero contenere informazioni sullo stato di salute dei pazienti, come ad esempio gli esami effettuati, i farmaci assunti, l'anamnesi medica, e molteplici cartelle cliniche. In questo modo i medici possono avere a disposizione una serie di dati essenziali già pronti per offrire cure personalizzate e precise. L'unione di queste funzioni facilita nell'individuare le più disparate malattie, con la speranza che in futuro tali strumenti possano monitorale anche specifici marcatori tumorali, per le cui patologie la diagnosi precoce è quantomai essenziale. Si ricorda che, sebbene assai diversi per dimensioni e funzioni, già esistono altri tipi di dispositivi che vengono chirurgicamente impiantati nel corpo come il pacemaker, uno strumento indispensabile per coloro che soffrono di brachicardia, tachicardia o blocchi atrio-ventricolari, che tramite un piccolo generatore di impulsi elettrici invia automaticamente un impulso elettrico per far battere il cuore, riportandolo al suo ritmo regolare. Esempi di dispositivi impiantabili in modo analogo ai chip cutanei includono l'impianto cocleare, utilizzato per migliorare l'udito nei pazienti con disturbi dell'udito, nonché quelli per la stimolazione cerebrale profonda (DBS), utilizzati per trattare la malattia di Parkinson e altri disturbi neurologici.
- Sicurezza da un punto di vista elettronico ed informatico:
I recenti utilizzi dei chip sottocutanei anche in ambito non medico hanno sollevato numerose dubbi, aggiungendo ai problemi precedentemente esposti, anche quelli relativi allo scopo delle loro nuove applicazioni, in particolare riguardo la loro sicurezza da un punto di vista elettronico ed informatico. Nonostante il potenziale vantaggio in termini di monitoraggio costante delle attività quotidiane (come pagamenti con bancomat oppure la possibilità di fornire documenti senza il possesso di un formato cartaceo o elettronico esterno), il rischio di hackeraggio e di accesso non autorizzato ai dati personali rappresenta una minaccia. Di fatto le violazioni della sicurezza informatica possono provocare furto di denaro, transazioni non autorizzate o la diffusione di dati sensibili e confidenziali, come l'identità del paziente e le sue informazioni sanitarie, che possono essere usati a scopi fraudolenti. Queste preoccupazioni sono divenute realtà in numerosi casi, ad esempio con attacchi informatici diretti alle strutture ospedaliere che hanno compromesso la privacy dei pazienti. Riguardo alla sicurezza informatica, esistono normative e standard che regolamentano l'uso dei dati personali, come il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) che stabilisce i criteri di protezione e sicurezza dei dati sensibili. Risulta quindi evidente la necessità di incorporare tali norme nello standard produttivo ed operazionale
- Uso dei chip sottocutanei come fenomeno di trend consumistico:
Utilizzare i chip sottocutanei per estremizzare "l'automazione umana" e compiere quante più operazioni "wireless" possibili (come accendere luci, elettrodomestici o la propria automobile con la sola vicinanza della zona del corpo dove si è impiantato il chip trasmettitore) è un altro fenomeno che recentemente è salito alla ribalta: al di là del fatto se l'uso di queste tecnologie oltre lo scopo medico o pratico per cui sono state progettate possa o meno indicare, a titolo individuale, una marcata dipendenza dalla tecnologia (fenomeno comunque già diffuso e comunque non correlato sicuramente ad oggetti che neppure sono direttamente visibili) bisognerebbe in ogni caso evitare il problema di aziende che potrebbero promuoverne l'installazione privilegiando di fatto, per fini commerciali, solo alcune categorie di consumatori e discriminandone altre. È quindi importante che la normativa di riferimento promuova l'autodeterminazione dell'individuo, garantendo la libera scelta nel decidere se utilizzare o meno queste tecnologie, senza discriminazioni né restrizioni, come peraltro già accade con altri apparecchi elettronici di uso quotidiano (come pagare con l'applicazione banking installata sul telefono o collegarlo ai vari assistenti domestici già presenti). Si cita comunque il principio di massima che la tecnologia non deve essere utilizzata solo per ragioni di moda o estetiche ma deve offrire un contributo concreto ed un apporto costruttivo al miglioramento della vita quotidiana.
- Normative per la produzione, commercializzazione, installazione e sostituzione dei chip sottocutanei:
Per quanto riguarda la produzione, la commercializzazione e l'installazione dei chip sottocutanei, esistono normative e standard rigidi che disciplinano il mercato. I produttori dei chip sono tenuti ad adempiere ad una serie di requisiti obbligatori, tra cui quelli di sicurezza, affidabilità e biocompatibilità. In Italia, l'Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA) è la principale autorità di controllo delle qualità dei dispositivi medici, fra cui anche tali prodotti, essendo considerati dalla legge impianti medici a tutti gli effetti. Proprio in ottemperanza a questo, la produzione, la commercializzazione dei chip sottocutanei è soggetta a diverse restrizioni: ad esempio, possono essere venduti solo alle strutture sanitarie e agli istituti medici autorizzati dal Ministero della Salute. Anche il procedimento di installazione del dispositivo è complesso e richiede la competenza di personale qualificato. Tecnicamente un chip sottocutaneo, avendo comunque un diametro millimetrico, viene inserito sotto la pelle attraverso una semplice iniezione, ma l'operazione deve essere eseguita da un chirurgo o un medico in grado di garantirne l'impianto corretto e sicuro e non dovrebbe essere un "gadget da tatuatore improvvisato" (ovvero non in possesso dei requisiti legali richiesti).
In ogni caso, questi strumenti tecnologici devono essere prodotti in modo sicuro e conforme alle normative vigenti, come la normativa UNI CEI ISO 14971, che stabilisce i criteri di sicurezza dei dispositivi medici impiantabili. Difatti la sicurezza è un fattore cruciale in quest'ambito, dall'accertamento se i materiali utilizzati per la produzione di tali impianti siano biocompatibili, ad eventuali problemi successivi, come degradamento e possibili infezioni. Essendo di fatto collocati all'interno del nostro organismo, è necessario che i materiali utilizzati siano totalmente compatibili ed in grado di non provocare danni o reazioni allergiche, oltre a considerare i problemi derivanti la loro biodegrabilità. Al riguardo, esistono numerose normative - come la norma ISO 10993 - che stabiliscono i criteri di biocompatibilità dei dispositivi medici, tra cui i chip sottocutanei.
- Durata di un chip sottocutaneo:
Un processore sottocutaneo per fini specifici ha solitamente una durata di alcuni anni, ma molti dispositivi sono stati progettati per rimanere nella posizione di impianto per tutto il tempo necessario al loro scopo. C'è comunque da sottolineare il fatto che qualora presentasse malfunzionamenti o si desideri rimuoverlo per motivi medici o personali deve essere possibile la sua estrazione in sicurezza e sempre effettuata la rimozione da un professionista sanitario abilitato. A causa della novità temporale sulla loro introduzione non c'è una risposta precisa a data attuale su cosa possa accadere se un dispositivo "scaduto" venga lasciato dentro il corpo. Non esistono infatti rapporti scientifici dimostranti se e come i materiali di cui è composto possano entrare in circolo nel corpo, causando problemi di salute. In linea di massima, come con qualsiasi corpo elettronico che viene inserito nel corpo umano, può esistere sempre il rischio di complicazioni in caso di malfunzionamento o degradazione dello stesso, oltre al fatto che, contenendo per sua natura materiali metallici, c'è la possibilità che eventuali frammenti possano scindersi e migrare in altre parti dell'organismo. Eventi che, come detto prima, non sono stati fino ad ora riscontrati ed impongono obbligatorie ricerche in tale ambito. Anche in questo caso la rimozione del chip deve essere effettuata da un professionista sanitario specializzato, in una struttura autorizzata ed in conformità con le normative e le linee guida locali sulla salute e la sicurezza.